sabato 23 settembre 2017

La favola della signora Cloe



Anche quella mattina con buon passo si avviava verso la scuola dove aveva preso servizio come supplente. Calzava delle ballerine rosse, e indossava un abito floreale lungo. I primi di settembre si erano affacciati, ed era arrivata la giornata della presentazione ai genitori.
All’interno dell’aula magna gremita, le parole ritritate della dirigente scolastica sembravano pianti algerini;  Cloe aveva appoggiato la testa al pilone principale, ormai da tempo i suoi pensieri la stancavano, e sognò per pochi attimi di mondi pieni di colori finchè una voce forte l’ancorò, di nuovo, alla realtà.
“Ehi, Cloe tocca a te” le disse la prof. di musica, -  toccandole dolcemente il braccio, - devi presentarti ai genitori”.
Ritorno in sé, e anche lei con le solite parole ritritate si autopresentò.

Nel tragitto di ritorno, oltrepassando la passerella di legno azzurro che collega le due parti del paese, Cloe aveva preso a insultare il destino fino a quando non aveva sprecato tutto il suo fiato. Al destino la signora Cloe rimproverava la sua condizione di precaria e di donna sola, ma poi, si fermava, alzava lo sguardo verso il cielo e ringraziava il signore per essere in compagnia della sua dolce Melissa. Proprio quando aveva sprecato tutto il suo fiato, le arrivò una telefonata: era la scuola primaria frequentata da Melissa.
“Signora venga subito, Melissa non vuole tornare in classe, ha disegnato un libro azzurro, e poi lei che scrive su questo libro”.
Il libro azzurro era il libro magico, con il quale Melissa comunicava con il mondo, a ogni cosa erano associate delle immagini attraverso cui la bambina si interfacciava con gli altri.
Subito, si diresse a casa, prese con furia il libro azzurro, e in meno di tre minuti, toccando, lievemente, il manto stradale con le punte delle sue ballerine rosse, arrivò a scuola. La bambina non appena vide il libro azzurro, saltellò dalla felicità, emettendo suoni onomatopeici, simili a quelli dei bambini che ancora non sono padroni delle parole.
E Cloe andò via, di nuovo, nel tragitto verso casa riprese a insultare il destino fintantoché non venne toccata da un braccio amico, Daniele, il postino di Fregene, dove Cloe ormai da anni dimorava. Le consegnò una raccomandata, la signora firmò, e prese a leggere. Proveniva da Lecce. Era tempo che più nulla le arrivava da quel posto. I suoi cari erano passati a miglior vita, e suo fratello si trovava in Islanda a condurre esperimenti sulla fauna marina.
La lettera diceva che si sarebbe dovuta presentare alle 19.00 del 16.09. 2017 a Lecce presso lo studio del notaio De Tullio.

Decise di preparare una cioccolata, anche se il tempo ancora non permetteva, la situazione lo prevedeva.  Dal frigo giallo prese del latte scremato e una ciotola, di color arancione, ci mise il latte, il cacao, un po’ d’amido e mescolò. Accese il fuoco molto basso,  il buon odore prima si impadronì dell’abitazione, e in seconda battuta delle strade e dei bambini che ritornavano da scuola.
I bambini corsero e gridarono: “La signora Cloe sta preparando la cioccolata!”
Entrarono in casa, si sedettero sui sgabelli rossi, e appoggiarono le mani sul tavolo bianco. Mentre Cloe versava la cioccolata e poi, arrivò Melissa, e i bambini gridarono: c’è Melissa. Melissa riprese a saltellare e la signora Cloe a sorridere. Cloe si sedette sulla grande sedia a dondolo, e pian, pian, dondolò con i suoi pensieri.

Partì di mattino: erano ormai anni che la signora Cloe non tornava in Puglia. Aveva dimenticato il sapore del caffè in ghiaccio con latte di mandorla, l’azzurro del mare e il bianco splendente della pietra pugliese con cui erano realizzati i palazzi del centro storico, anche se erano altri i pensieri che si attorcigliavano nella mente della signora Cloe, mentre il treno viaggiava, accarezzando i binari.
Il sole ormai stava per abbassarsi, quando  Cloe entrò nello studio del notaio Di Tullio. Il notaio non era bello, nemmeno giovane, e a dirla tutta, anche un po’ ingobbito, avrebbe raggiunto a breve la veneranda età di ottanta anni. La sua voce debolissima diceva che Cloe aveva ricevuto un lascito di un milione di euro, più una villa nei pressi della città di Goteborg, in Svezia.
“È stato il signor Davide di Nuzzo, a lasciarle tali somme, lo conoscete?” disse il notaio.
Gli occhi della signora Cloe si rivolsero in alto e proiettarono sul soffitto la sua vita con Davide. Erano stati fidanzati ben quattro anni, e si erano amati tra il cielo azzurro, e i paesaggi arsi del Salento, finché la signora Cloe non era partita per studiare all'università di Roma. Si erano promessi di vedersi, sempre; ma le promesse possono essere spazzate anche dai venti caldi, e lo scirocco li allontanò per sempre.
Davide, per uccidere la delusione, si era recato in Svezia e aveva importato il pasticciotto leccese in tale terra, in breve aveva creato una grande fortuna. Purtroppo a tal fortuna negli affari non corrispose la stessa fortuna in amore, e il signore Di Nuzzo non si sposò mai. Morto in un incidente stradale, Davide aveva lasciato tutto alla signora Cloe.
“Allora, signora cosa fa?” - la voce del notaio aveva preso forza - “Sogna? Lo conosce?"
“Sì, certamente” disse Cloe.
“Il signore Davide ha posto delle condizioni, la prima dovete occuparvi di un cane, la seconda che per almeno per tre anni dovete vivere in Svezia, nell’ abitazione dove la bestiola è cresciuta. Eccola!”
Il notaio aprì lentamente la porta che si trovava dietro la sua scrivania, e il cucciolone avanzò con fragore. Si trattava di un esemplare da montagna dei Pirenei, di colore bianco.
“Come si chiama?” disse Cloe.
“Si chiama come lei, Cloe.”
Cloe firmò, e alcune lacrime bagnarono i fogli, e pensò che avrebbe preparto altre cioccolate in altri luoghi e altri bambini le avrebbero assaggiate e poi, avrebbero giocato con la sua Melissa.


Aniceto Fiorillo

Nato a Cesa nel 1979, dopo la laurea in Lettere, viaggia per l’Italia e per l’Europa sia per piacere ma soprattutto alla ricerca di un qualsiasi lavoro che gli permetta di scrivere senza pensieri: a Brussel, incontra il Pilota e la sua comunità di brasiliani belgi, imparando l’inglese e il francese perché vuol sentirsi cittadino europeo ma il grigio del cielo belga lo rende triste e scappa verso il mare dell’isola di Malta. Qui si imbatte in una dozzina di russi che contrabbandano in diamanti e che decidono di scassarlo (picchiare una persona fino a ridurlo in fin di vita), e mentre tenta di sfuggire agli ex bolscevichi, incontra una bellissima sudtirolese che lo conduce a Bolzano dove si impegna nell’insegnamento e nel cercare di farsi una famiglia con relativa prole. Ma il Signore per lui ha in serbo altri piani! Ritorna a Napoli dove gestisce una libreria, naturalmente abusiva; finché, un giorno, di inverno, e di forte vento, non giunge la Finanza che gli intima di chiudere in blocco l’attività. Non si perde d’animo e con tanta voglia e molti denari sceglie la città di Roma come sua nuova sposa. Qui a Roma conosce la solitudine,il lavoro, l’amore, e poi, il vento lo riporta a Napoli centro. Ora è facile incontrarlo, di mattina, al Caffè del Duomo, prima che vada a scuola.


Autore di Kilometro zero 
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e dei suddetti Racconti disaccordati.


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