Anche
quella mattina con buon passo si avviava verso la scuola dove aveva preso
servizio come supplente. Calzava delle ballerine rosse, e indossava un abito floreale
lungo. I primi di settembre si erano affacciati, ed era arrivata la giornata
della presentazione ai genitori.
All’interno
dell’aula magna gremita, le parole ritritate della dirigente scolastica sembravano pianti algerini; Cloe aveva appoggiato la testa al pilone principale, ormai da tempo
i suoi pensieri la stancavano, e sognò per pochi attimi di mondi pieni di
colori finchè una voce forte l’ancorò, di nuovo, alla realtà.
“Ehi,
Cloe tocca a te” le disse la prof. di musica, -
toccandole dolcemente il braccio, - devi presentarti ai genitori”.
Ritorno
in sé, e anche lei con le solite parole ritritate si autopresentò.
Nel
tragitto di ritorno, oltrepassando la passerella di legno azzurro che collega
le due parti del paese, Cloe aveva preso a insultare il destino fino a quando
non aveva sprecato tutto il suo fiato. Al destino la signora Cloe rimproverava
la sua condizione di precaria e di donna sola, ma poi, si fermava, alzava lo
sguardo verso il cielo e ringraziava il signore per essere in compagnia della
sua dolce Melissa. Proprio quando aveva sprecato tutto il suo fiato, le arrivò
una telefonata: era la scuola primaria frequentata da Melissa.
“Signora
venga subito, Melissa non vuole tornare in classe, ha disegnato un libro
azzurro, e poi lei che scrive su questo libro”.
Il
libro azzurro era il libro magico, con il quale Melissa comunicava con il mondo,
a ogni cosa erano associate delle immagini attraverso cui la bambina si
interfacciava con gli altri.
Subito,
si diresse a casa, prese con furia il libro azzurro, e in meno di tre minuti,
toccando, lievemente, il manto stradale con le punte delle sue ballerine rosse,
arrivò a scuola. La bambina non appena vide il libro azzurro, saltellò dalla
felicità, emettendo suoni onomatopeici, simili a quelli dei bambini che ancora
non sono padroni delle parole.
E
Cloe andò via, di nuovo, nel tragitto verso casa riprese a insultare il
destino fintantoché non venne toccata da un braccio amico, Daniele, il postino
di Fregene, dove Cloe ormai da anni dimorava. Le consegnò una raccomandata, la
signora firmò, e prese a leggere. Proveniva da Lecce. Era tempo che più nulla
le arrivava da quel posto. I suoi cari erano passati a miglior vita, e suo
fratello si trovava in Islanda a condurre esperimenti sulla fauna marina.
La
lettera diceva che si sarebbe dovuta presentare alle 19.00 del 16.09. 2017 a
Lecce presso lo studio del notaio De Tullio.
Decise
di preparare una cioccolata, anche se il tempo ancora non permetteva, la
situazione lo prevedeva. Dal frigo
giallo prese del latte scremato e una ciotola, di color arancione, ci mise il
latte, il cacao, un po’ d’amido e mescolò. Accese il fuoco molto basso, il buon odore prima si impadronì
dell’abitazione, e in seconda battuta delle strade e dei bambini che
ritornavano da scuola.
I
bambini corsero e gridarono: “La signora Cloe sta preparando la cioccolata!”
Entrarono
in casa, si sedettero sui sgabelli rossi, e appoggiarono le mani sul tavolo
bianco. Mentre Cloe versava la cioccolata e poi, arrivò Melissa, e i bambini
gridarono: c’è Melissa. Melissa riprese a saltellare e la signora Cloe a
sorridere. Cloe si sedette sulla grande sedia a dondolo, e pian, pian, dondolò
con i suoi pensieri.
Partì
di mattino: erano ormai anni che la signora Cloe non tornava in Puglia. Aveva
dimenticato il sapore del caffè in ghiaccio con latte di mandorla, l’azzurro
del mare e il bianco splendente della pietra pugliese con cui erano realizzati
i palazzi del centro storico, anche se erano altri i pensieri che si
attorcigliavano nella mente della signora Cloe, mentre il treno viaggiava,
accarezzando i binari.
Il
sole ormai stava per abbassarsi, quando
Cloe entrò nello studio del notaio Di Tullio. Il notaio non era bello,
nemmeno giovane, e a dirla tutta, anche un po’ ingobbito, avrebbe raggiunto a
breve la veneranda età di ottanta anni. La sua voce debolissima diceva che Cloe
aveva ricevuto un lascito di un milione di euro, più una villa nei pressi della
città di Goteborg, in Svezia.
“È
stato il signor Davide di Nuzzo, a lasciarle tali somme, lo conoscete?” disse
il notaio.
Gli
occhi della signora Cloe si rivolsero in alto e proiettarono sul soffitto la sua
vita con Davide. Erano stati fidanzati ben quattro anni, e si erano amati tra
il cielo azzurro, e i paesaggi arsi del Salento, finché la signora Cloe non era
partita per studiare all'università di Roma. Si erano promessi di vedersi,
sempre; ma le promesse possono essere spazzate anche dai venti caldi, e lo
scirocco li allontanò per sempre.
Davide,
per uccidere la delusione, si era recato in Svezia e aveva importato il
pasticciotto leccese in tale terra, in breve aveva creato una grande fortuna.
Purtroppo a tal fortuna negli affari non corrispose la stessa fortuna in amore,
e il signore Di Nuzzo non si sposò mai. Morto in un incidente stradale, Davide
aveva lasciato tutto alla signora Cloe.
“Allora,
signora cosa fa?” - la voce del notaio aveva preso forza - “Sogna? Lo
conosce?"
“Sì,
certamente” disse Cloe.
“Il
signore Davide ha posto delle condizioni, la prima dovete occuparvi di un cane,
la seconda che per almeno per tre anni dovete vivere in Svezia, nell’
abitazione dove la bestiola è cresciuta. Eccola!”
Il
notaio aprì lentamente la porta che si trovava dietro la sua scrivania, e il
cucciolone avanzò con fragore. Si trattava di un esemplare da montagna dei
Pirenei, di colore bianco.
“Come
si chiama?” disse Cloe.
“Si
chiama come lei, Cloe.”
Cloe
firmò, e alcune lacrime bagnarono i fogli, e pensò che avrebbe preparto altre
cioccolate in altri luoghi e altri bambini le avrebbero assaggiate e poi,
avrebbero giocato con la sua Melissa.
Aniceto Fiorillo
Nato a Cesa nel 1979, dopo la
laurea in Lettere, viaggia per l’Italia e per l’Europa sia per
piacere ma soprattutto alla ricerca di un qualsiasi lavoro che gli
permetta di scrivere senza pensieri: a Brussel, incontra il Pilota e
la sua comunità di brasiliani belgi, imparando l’inglese e il
francese perché vuol sentirsi cittadino europeo ma il grigio del
cielo belga lo rende triste e scappa verso il mare dell’isola di
Malta. Qui si imbatte in una dozzina di russi che contrabbandano in
diamanti e che decidono di scassarlo (picchiare una persona fino a
ridurlo in fin di vita), e mentre tenta di sfuggire agli ex
bolscevichi, incontra una bellissima sudtirolese che lo conduce a
Bolzano dove si impegna nell’insegnamento e nel cercare di farsi
una famiglia con relativa prole. Ma il Signore per lui ha in serbo
altri piani! Ritorna a Napoli dove gestisce una libreria,
naturalmente abusiva; finché, un giorno, di inverno, e di forte
vento, non giunge la Finanza che gli intima di chiudere in blocco
l’attività. Non si perde d’animo e con tanta voglia e molti
denari sceglie la città di Roma come sua nuova sposa. Qui a Roma
conosce la solitudine,il lavoro, l’amore, e poi, il vento lo
riporta a Napoli centro. Ora è facile incontrarlo, di mattina, al
Caffè del Duomo, prima che vada a scuola.