martedì 19 dicembre 2017

La strana estate di Baldo.





Baldo era di stanza a Brunico, Alto Adige, immerso nelle montagne e in una solitudine, onnivora; talmente onnivora che aveva letto tutti i libri di Celine nonché quelli di Pavese e avevo scoperto Fante. Inoltre, avevo posto un cappio nella sua stanza guardandolo ogni giorno: ma, poi, avevo deciso che la lettura fosse meglio.  Si era dato anche al volontariato, offriva gratis lezioni di italiano ai genitori indiani dei suoi alunni e loro ricambiavano, invitandolo a giocare a cricket e a basket. Baldo tra gli indiani sulle Alpi! Si domandava che c’entrasse con le Alpi e gli indiani, ma il 23 di ogni mese gli arrivava l’accredito della Provincia Autonoma di Bolzano, quanto bastava per non domandarsi più niente e andare avanti! 

Anche se in compagnia degli indiani, e facendo molti progressi più che nel cricket, nel basket, Baldo aspettava solo che le nevi si sciogliessero e che l’anno scolastico terminasse per scappare a casa. Una volta arrivato a casa, aveva un’esageratissima voglia di non fare nulla: il tempo scorreva tranquillamente, andava al mare con il suo amico Renato, ex compagno alle fabbriche Ixfin e attualmente cassaintegrato. Si andava a Calimera beach, tre euro e 50 il  lettino,  80 centesimi il caffè freddo, e si ascoltava musica reggae grazie al proprietario dello stabilimento balneare che aveva trascorso gli ultimi dieci anni della sua vita poco gloriosa in Giamaica, portando in eredità il nuovo reggae agli italiani. Insieme al placido Renato, Baldo conobbe due ragazze, una che si doveva sposare, dopo dieci anni di fidanzamento e non si era sposata, e poi un’altra signorina, aspirante attrice; circondato, assediato da vari esaurimenti nevrotici, Baldo si addormentava sulla battigia con il suono dolce della bonaccia della fine di giugno per dimenticare il contesto poco benevole.

Il 18 luglio la pace estiva terminò.

La madre di Baldo vide che il vicino di casa, salendo su una scala di legno, si accingeva a forare il cemento per preparare l’impalcatura di ferro, senza licenza; tanto da loro ognuno si sveglia e dice: “Oggi comando, io”. 

La madre riferì al padre dell’accaduto, e ben presto Baldo capì che in Sicilia ci sarebbe andato forse, sperando, il prossimo anno; in aggiunta durante l’estate non erano previsti né campionati del Mondo e né europei di calcio; i presagi non lo assicuravano sarebbe stata un’estate poco fausta.

I dirimpettai, essendo degli imprenditori edili, riuscirono in poche ore ad attrezzare il necessario per la realizzazione del balcone. Loro, il padre e il figlio, fuori a gigioneggiare mentre tre operai sudamericani di Montevideo a sudare sotto una calura estiva che alle 7.30 già rasentava i 33 gradi.

Il giorno seguente la madre lo svegliò verso le 7.00 e gli disse: “Affacciati un po’ fuori!” Baldo, affacciandosi, vide otto ruote bucate e quattro vetri frantumati; di notte avevano colpito: erano intenzionati a stordirli, e a ribadire se mai vi fosse bisogno che Baldo e i suoi genitori all’ interno del vico contavano quasi zero. Baldo, sognando e mangiando una polacca( dolce tipico aversano), magra consolazione estiva, chiamò Massimino, pittore tutto fare, che arrivò a casa con la sua Megane decappottabile. I vicini di casa, spiando da una piccola finestra, oltre a capire che per loro le cose non sarebbero andate per il meglio, ebbero anche il problema pratico che la signora Giacomina, con la testa modello Zoppas che si ritrovava, si incastrò nella finestrina, e la figlia, Mariona, accorsa, ebbe il suo da fare per liberare la madre.  I vicini erano in combutta con i vigili urbani, i quali, quando Baldo e Massimino si recarono al comando, non si fecero trovare. Al secondo tentativo i nostri eroi decisero di andare direttamente a casa del comandante e nel momento in cui il comandante vide Massimino, capì bene che doveva fare poco lo stronzo; infatti, si recò dai dirimpettai e fermò i lavori. 

In realtà, si trattò solo di una semplice tregua perché dalle parti di Baldo che per fortuna e/o per sfortuna sono diverse dal Sudtirolo, la gente è dura come il coccio; le provarono tutte per un balcone: architetti, dottori, sindaci finché non si arrivò alla camorra. Un giorno, i genitori di Baldo vennero chiamati dal capozona del paese; il quale, a detta dei suoi genitori, si dimostrò molto gentile. Il boss già aveva deciso che il balcone si dovesse fare tanto gli stupidoni dei vicini di Baldo gli avrebbero realizzato l’intonaco della nuova casa, gratis; per calcolare la coglionaggine di certi individui bisognerebbe inventare un cogliono-metro e così capireste di che cosa si parli . Sicuri dell’appoggio del capozona, incuranti delle regole, e del rispetto salirono di nuovo sull’impalcatura. 

Baldo, ormai stufo, si rivolse di nuovo a Massimino e così, conobbe lo zingaro e la sua banda. Lo zingaro apparteneva a una famiglia molto potente di Casale di Marmo, specializzata in recuperi crediti e non so se rendo bene l’idea con l'espressione recupero credito; questi erano il gruppo di fuoco del clan, venivano e  se non pagavi, a farti pagare ci pensavano loro e con i loro modi: se non saldavi era facile che andavi all’ospedale, anzi togliendo pure l’aggettivo facile, andavi all’ospedale e ci rimanevi anche per un bel po’. 

Andarono in una sera d’estate in cui si respirava male, e si sudava tantissimo, i condizionatori stessi erano in deficit di refrigerio. Il gitano fumava di continuo e parlava, sebbene non si capisse cosa dicesse; di tanto in tanto interveniva la moglie, che,  per sommi capi, traduceva. Lo zingaro era sulla trentina, ed era scuro di pelle come una panetta di hashish marocchino, Massimino che gli era abbastanza amico lo introdusse nella situazione e lui gli rispose: “Qual è il problema? Gli facciamo smontare tutto”.  Lo zingaro, rispettando i codici camorristici, era andato a parlare prima con il capozona, il quale aveva assicurato che l’impalcatura si sarebbe smontata perché i confinanti di Baldo avevano sbagliato e si erano comportati da maleducati. Passavano i giorni, ma nulla, l’impalcatura non si smontava, e noi ci innervosivamo ma neanche il gitano la prendeva bene, al di là di tutto, si vedeva preso in giro e ciò non gli andava proprio giù.  

Passammo molte giornate estive sul terrazzo dello zingaro, cercando di trovare una situazione al problema, e la calura estiva veniva abbattuta dalle limonate ghiacciate della moglie che erano uno spettacolo puro, unica consolazione con la polacca   dell’estate strana di Baldo. Lo zingaro arrivò alla conclusione: al padre che si crede un grande imprenditore, gli bruciamo il capannone, al figlio che si atteggia a mamma santissima, gli spariamo nelle gambe.

Oddio, Baldo avrebbe voluto che smontassero l’impalcatura e che non facessero il balcone ma spararli, era  troppo esagerato!

Si risolse con una rapina da 15 mila euro che fu realizzata proprio fuori dal capannone: i malviventi scesero dalla macchina e posizionarono contro il figlio una bella nove millimetri, e si fecero consegnare il malloppo, ossia le paghe degli operai. Il balcone non fu realizzato, anche se i dirimpettai non vollero smontare l’impalcatura. Vi diranno tante cose sul Sud, la giustizia, la speranza…. tutte delle gran vaccate!  Abbassi la testa solo quando vedi che l’altro ti può fare un sedere quanto un appartamento di 200 metri quadri. E sapete dov' è la fregatura? L’appartamento di 200 metri non lo puoi nemmeno affittare!


Aniceto Fiorillo

Nato a Cesa nel 1979, dopo la laurea in Lettere, viaggia per l’Italia e per l’Europa sia per piacere ma soprattutto alla ricerca di un qualsiasi lavoro che gli permetta di scrivere senza pensieri: a Brussel, incontra il Pilota e la sua comunità di brasiliani belgi, imparando l’inglese e il francese perché vuol sentirsi cittadino europeo ma il grigio del cielo belga lo rende triste e scappa verso il mare dell’isola di Malta. Qui si imbatte in una dozzina di russi che contrabbandano in diamanti e che decidono di scassarlo (picchiare una persona fino a ridurlo in fin di vita), e mentre tenta di sfuggire agli ex bolscevichi, incontra una bellissima sudtirolese che lo conduce a Bolzano dove si impegna nell’insegnamento e nel cercare di farsi una famiglia con relativa prole. Ma il Signore per lui ha in serbo altri piani! Ritorna a Napoli dove gestisce una libreria, naturalmente abusiva; finché, un giorno, di inverno, e di forte vento, non giunge la Finanza che gli intima di chiudere in blocco l’attività. Non si perde d’animo e con tanta voglia e molti denari sceglie la città di Roma come sua nuova sposa. Qui a Roma conosce la solitudine,il lavoro, l’amore, e poi, il vento lo riporta a Napoli centro. Ora è facile incontrarlo, di mattina, al Caffè del Duomo, prima che vada a scuola.



Autore di Kilometro zero 
https://www.amazon.it/Kilometro-Zero-Aniceto-Fiorillo-ebook/dp/B01N8XRSM9 

e dei suddetti Racconti disaccordati.








- La signora Nunzia racconta il Signore Antimo -

  Era il 1990 e si svolgevano i mondiali di calcio in Italia, e io ero innamorato degli azzurri. In quel periodo dormivo a casa di mia nonna...

Italia vs Albania