Sedevamo
a cavalcioni su un muretto a secco, e davanti ai nostri occhi si
apriva una grande distesa di grano.
“A
scuola la maestra mi ha detto che impariamo a leggere quest'anno, tu
sei in seconda elementare, com' è?” mi chiese Beniamino.
“Bello,
impari a leggere le insegne luminose dei negozi - mi toccavo di
continuo le gambe, ero inciampato in ortiche selvatiche - e a
contare le figurine!”
“Andiamo!
” mi disse Beniamino.
Esitai
un attimo, poi gli feci cenno di sì con la testa.
Ci
incamminammo, lasciandoci indietro il muretto e degli avulsi
palazzoni che erano le nostre case.
Tirammo diritto per trecento metri
prima di arrivare al vecchio capanno. Non era grande, tavole di legno
grezzo ormai bruciate al sole.
Ci avvicinammo alla chetichella,
giunti alla finestra, buttammo lo sguardo dentro. Un fornello a gas,
una sedia di legno a dondolo, e lì all'angolo due corpi, giovani, si
muovevano con ferocia su un lettone: lei sopra dava le spalle,
ricoperte da ricci rossi, ai nostri occhi. Io e Beniamino in silenzio
guardavamo. Aveva appoggiato le sue mani sul petto di lui, lui
l'aveva stretta a sé.
Ridevamo a crepapelle, e pensammo
che avremmo voluto essere al posto del ragazzo perchè era contento e
anche la ragazza lo era. Suoni striduli di vecchie rotaie
ferroviarie si diffondevano nella campagna, facendo sobbalzare i
nostri esili corpi. E poi presero ad abbracciarsi, ad accarezzarsi,
i visi, le gambe, i capelli.
Dopo un po' ci avviammo verso
casa, lungo il tragitto incrociammo un gruppo di ragazzotti che
armeggiava con tabacco e filtri, divertendosi.
“Domani
torniamo?” mi chiese Beniamino
Senza esitare gli risposi che per
me sarebbe andata bene.
Aniceto Fiorillo
Nato a Cesa nel 1979, dopo la laurea in Lettere, viaggia per l’Italia e per l’Europa sia per piacere ma soprattutto alla ricerca di un qualsiasi lavoro che gli permetta di scrivere senza pensieri: a Brussel, incontra il Pilota e la sua comunità di brasiliani belgi, imparando l’inglese e il francese perché vuol sentirsi cittadino europeo ma il grigio del cielo belga lo rende triste e scappa verso il mare dell’isola di Malta. Qui si imbatte in una dozzina di russi che contrabbandano in diamanti e che decidono di scassarlo (picchiare una persona fino a ridurlo in fin di vita), e mentre tenta di sfuggire agli ex bolscevichi, incontra una bellissima sudtirolese che lo conduce a Bolzano dove si impegna nell’insegnamento e nel cercare di farsi una famiglia con relativa prole. Ma il Signore per lui ha in serbo altri piani! Ritorna a Napoli dove gestisce una libreria, naturalmente abusiva; finché, un giorno, di inverno, e di forte vento, non giunge la Finanza che gli intima di chiudere in blocco l’attività. Non si perde d’animo e con tanta voglia e molti denari sceglie la città di Roma come sua nuova sposa. Qui a Roma conosce la solitudine,il lavoro, l’amore, e poi, il vento lo riporta a Napoli centro. Ora è facile incontrarlo, di mattina, al Caffè del Duomo, prima che vada a scuola.